Iniziare a scrivere è stata forse una delle svolte della mia vita. Si è trattato di un interesse derivato direttamente dalla mia passione per la lettura, con l’accompagnamento di una lenta determinazione e del desiderio di produrre qualcosa di cui potessi essere soddisfatto.
Io amavo il fantasy, perciò il mio primo libro apparteneva a quel genere. Credo semplicemente di non aver nemmeno considerato, allora, un’alternativa.
È stato un lavoro lungo, ma alla fine ne è valsa la pena. La soddisfazione che può dare la vista del proprio nome sulla copertina di un lavoro su cui ti sei impegnato per oltre un anno è indescrivibile.
Altre fonti di soddisfazione sono state le recensioni positive sul libro…un autore ci spera sempre.
E poi ci sono state soddisfazioni di altro tipo, inaspettate.
Alcune sere fa, un ragazzo che ha visto un mio libro mi ha parlato di una sua vecchia idea per una storia, che aveva immaginato tempo prima e poi messo da parte. Mi ha esposto la sua idea e mi ha chiesto cosa ne pensassi, ma soprattutto ha espresso il desiderio di riprendere a lavorarci.
La cosa mi ha fatto molto piacere. Ho dato il mio parere sulla sua idea, ma ho voluto soprattutto dargli qualche consiglio sulla metodologia di scrittura, pur avvertendolo che le mie modalità erano del tutto opinabili.
Il mio primo consiglio è stato quello sulla trama: qualsiasi cosa tu voglia scrivere, ne devi conoscere (e scrivere nero su bianco) la trama dall’inizio alla fine prima di cominciare la scrittura; la conoscenza non deve essere dettagliata al 100%, ma è necessaria comunque una certa accuratezza. Personalmente sono solito scrivermi quello che deve accadere in ogni capitolo in una sorta di “scheda tecnica”.
Lo scopo è quello di evitare le incoerenze tipiche dei finali improvvisati.
Riguardo ai personaggi invece, nel crearli ho notato il rischio della poca differenziazione tra loro, motivo per cui consiglio di redigere una sorta di “profilo psicologico” di ciascuno. Non serve un tema sull’argomento, sono sufficienti le caratteristiche salienti e il modo (solitamente differente tra i vari personaggi) in cui reagiranno davanti agli eventi previsti dalla trama.
Un ulteriore elemento di differenziazione tra i personaggi può essere il linguaggio, sul quale vale la pena di scriversi qualche appunto nella scheda tecnica. Il linguaggio dei personaggi sarà più verosimile se coerente con il loro background.
E infine la stesura, come fare a scrivere materialmente la storia?
Perché alla fine è questo il nocciolo del problema.
- Il timore di “scrivere male” può paralizzare l’opera prima ancora che cominci. Non preoccupatevi, buttate giù le vostre idee come vi vengono, le revisioni verranno in una fase successiva e in ogni caso saranno inevitabili. Riguardo alle revisioni, ho imparato che molto spesso si è ciechi verso gli errori della propria opera: non è una questione di superbia o stupidità, è una cosa naturale, perciò se potete affidatevi a qualcun altro per una seconda lettura di quanto scritto. Ciò non è teso tanto ad individuare errori di battitura (più voi rileggerete il vostro testo, meno sarete in grado di trovarli), quanto incoerenze logiche nella trama o nel comportamento dei personaggi.
Ah, mettete in conto che le revisioni possano prendere anche mesi, anche se molto dipende dalla lunghezza del testo. Ne vale la pena, di solito. - Pazienza e abitudine. Per la pazienza non servono molte spiegazioni: scrivere difficilmente sarà l’unica occupazione della vostra vita, per cui l’opera può richiedere anche un tempo notevole; non ci si deve scoraggiare, è parte di quello che stiamo facendo e sarà fonte di soddisfazione alla fine di tutto.
Essendo un processo lungo, non è possibile fare tutto insieme, perciò consiglio di trovare una fascia oraria da dedicare esclusivamente alla scrittura. Prenderla come abitudine aiuta tanto, anche senza sfruttare troppe ore.
Se proprio non si riesce a trovare un orario, un suggerimento alternativo (anche se secondo me di minore efficacia) è quello di legare la vostra abitudine ad un luogo che vi faccia sentire a vostro agio.
Scrivere per abitudine ha un’implicazione: non dovete attendere l’ispirazione. Il non essere ispirato non deve fermare chi vuole scrivere un lavoro che richieda tempo, perché l’ispirazione è occasionale, mentre la vostra opera non deve esserlo.
Se temete per i risultati, rileggete il punto uno.
Detto questo, non credo di avere altri suggerimenti da avanzare.
Buona scrittura a tutti!