Scegliere l’università spesso non è qualcosa di semplice. Non tanto scegliere l’università in sé, quanto la facoltà da intraprendere.
Io non sapevo cosa mi piacesse fare, ma ero consapevole di quello che non mi piaceva, così questo è stato il metodo usato per districarmi in quel labirinto di scelte che è l’istruzione.
Perciò non dovrei stupirmi se solo di recente, dopo oltre due anni di studi e quindici esami, mi sia chiesto esattamente dove mi stesse portando quello che stavo facendo.
Mi sono reso conto che possiedo ben poche capacità a livello tecnico che non avessi prima di cominciare, ma non solo: delle materie che ho affrontato e superato ricordo ben poco.
Qual è lo scopo di tutto, se entro 6 mesi dal conseguimento della laurea avrò dimenticato ogni cosa che ho studiato?
Ho cercato il confronto con altre persone simili a me e le ho trovate nella mia stessa situazione, anche se forse a livelli di “gravità” differenti; ho coinvolto nel confronto anche persone con approcci allo studio diversi dai miei, oppure appartenenti a facoltà anche piuttosto diverse.
Davvero, cosa ci rimarrà?
Non ho dovuto cercare lontano per avere una risposta, è bastato guardare indietro ad un passato non troppo lontano: quando ho cominciato l’università ero una persona diversa.
Certamente sono avvenuti anche fatti del tutto esterni a questo ambito che mi hanno cambiato, ma tanti altri rientrano eccome in questa categoria.
Se dovessi sintetizzare il tutto in un’unica parola, parlerei di “confronto”.
Non sono una persona molto sociale, ma mi sono trovato a incontrare e confrontarmi con molte persone diverse tra loro, ognuna delle quali vedeva il mondo in un certo modo.
E tutti diversi da come lo vedo io.
Ho avuto sicurezza, scontri, emozione…e sono giunto alla conclusione che gli insegnamenti “umani” di questi anni sono stati superiori anche a quelli formativi.
Una nota di merito va tuttavia ad un particolare aspetto dell’università, ovvero l’auto-organizzazione imposta agli studenti. Devi sviluppare il tuo metodo se vuoi proseguire…un luogo comune forse, ma vero.
Un pensiero ironico va invece agli esami, che sembrano organizzati talvolta per ferrare la pazienza e lo spirito dello studente più che la sua preparazione.
Detto questo…non posso certo rimpiangere le scelte che ho fatto, anche perché il mondo sembra essere un posto sempre più competitivo, in cui alle qualità umane sembra esser sempre più richiesto un qualcosa che funga da certificazione, che sia una laurea o altro. Nessuno dà nulla sulla fiducia.
Vorrei dare una risposta migliore, ma l’unico esito che deriva da questa riflessione è un consiglio a chi studia: non vendete l’anima al diavolo per l’università, non rimetteteci la vostra sanità fisica o mentale, ma coltivate e diversificate i vostri interessi, mantenendovi sempre aperti al confronto e al cambiamento mentre proseguite il vostro percorso.